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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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Della divinazione, II, 148
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originale
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148 Explodatur haec quoque somniorum divinatio pariter cum ceteris. Nam, ut vere loquamur, superstitio fusa per gentis oppressit omnium fere animos atque hominum imbecillitatem occupavit. Quod et in iis libris dictum est, qui sunt de natura deorum, et hac disputatione id maxume egimus. Multum enim et nobismet ipsis et nostris profuturi videbamur si eam funditus sustulissemus. Nec vero (id enim diligenter intellegi volo) superstitione tollenda religio tollitur. Nam et maiorum instituta tueri sacris caerimoniisque retinendis sapientis est, et esse praestantem aliquam aeternamque naturam, et eam suspiciendam admirandamque hominum generi pulchritudo mundi ordoque rerum caelestium cogit confiteri.
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traduzione
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148 Si cacci via, ?dunque,? anche la divinazione basata sui sogni, al pari delle altre. Ch?, per parlare veracemente, la superstizione, diffusa tra gli uomini, ha oppresso gli animi di quasi tutti e ha tratto profitto dalla debolezza umana. L'ho detto nell'opera Della natura degli d?i e ne ho trattato pi? particolarmente in questa discussione. Ho pensato che avrei arrecato grande giovamento a me stesso e ai miei concittadini se avessi distrutto dalle fondamenta la superstizione. N?, d'altra parte (questo voglio che sia compreso e ben ponderato), con l'eliminare la superstizione si elimina la religione. Innanzi tutto ? doveroso per chiunque sia saggio difendere le istituzioni dei nostri antenati mantenendo in vigore i riti e le cerimonie; inoltre, la bellezza dell'universo e la regolarit? dei fenomeni celesti ci obbliga a riconoscere che vi ? una possente ed eterna natura, e che il genere umano deve alzare a essa lo sguardo con venerazione e ammirarla.
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